martedì 20 ottobre 2009

Taranto, capitale della diossina

Noi pugliesi siamo gente semplice, umile. Non ci piace stare alla ribalta, dare spettacolo. Non siamo gente da record, lavoriamo in sordina. Un record però ce l'abbiamo, e, come consuetudine per noi meridionali, non può essere che un record NEGATIVO. Il nostro record riguarda la città di Taranto, che è in assoluto la città più inquinata dell'Europa occidentale (grazie a Dio in quella orientale c'è ancora Černobyl' che ci supera...), grazie alla presenza, nel suo territorio, dei giganteschi e postmoderni impianti dell'ILVA (industria siderurgica ex statale ora in mano alla famiglia Riva), oltre cha ad una buona dose di raffinerie, centrali elettriche ad idrocarburi ed altre industrie altamente inquinanti nate attorno questi due grandi poli. Se diamo un occhio ai dati, corriamo il rischio di trovarli a dir poco scioccanti: nel 2006 alcune rilevazioni hanno accertato che l'impianto ILVA di Taranto - che nel 2002 ha dovuto aumentare le proprie attività dopo la chiusura di alcuni reparti altamente inquinanti negli stabilimenti di Genova (come dire, se non possiamo a Genova, lo facciamo a Taranto!) - produce il 92% della diossina italiana e l'8,8 di quella europea! E se pensiamo che, scavalcate le mura della città, ci troviamo difronte ad un territorio costituito al 100% da campi agricoli, allevamenti, pascoli, vengono i brividi solo ad immaginare quello che noi pugliesi (ma niente paura, ce n'è anche per il resto d'italia, visto che più del 50% dei prodotti viene venduto al nord!) mettiamo ogni giorno nel piatto. Il risultato sono un numero di tumori molto più alto rispetto al resto d'italia (con molti casi di tumore in bambini a partire dai 13 anni), latte materno alla diossina, malattie respiratorie e dell'apparato digerente.
Purtroppo però il problema è complesso, ed il progetto di referendum per la chiusura totale o parziale degli impianti, che alcune associazioni cittadine portano avanti ormai da anni, si trova inevitabilmente a scontrarsi con una realtà che ormai è radicata nel territorio tarantino e che dà lavoro a decine di migliaia di persone. Confindustria, dal canto suo, non fa che peggiorare la situazione, polarizzando le posizioni e mettendo in definitiva chi lotta per vivere in una città pulita contro chi lotta per lavorare (e mangiare). In definitiva, per creare problemi ai pro-referendum, media e istituzioni stanno creando un vero scontro fra chi non vuole morire di fame e chi non vuole morire di cancro.
Magra consolazione è stata l'inaugurazione in luglio di alcuni impianti che dovrebbero ridurre (nel giro di qualche anno) del 50% le emissioni di diossina, anche se ad oggi molti di questi impianti restano solo promesse fatte a voce ed in qualche caso sulla carta. Si tratterebbe in ogni caso di misure volte a contrastare le emissioni sotto forma di fumi, e non le decine di altri problemi, ben più gravi, che la presenza di questi impianti porta all'ambiente ed in particolare al mare tarantino. Ma bastano pochi minuti di pazienza difronte a questi video per capire di cosa si tratta. Ci tengo a sottolineare che ciò che vedete succede difronte al più grande allevamento di cozze nere d'Italia, dal quale si approvvigionano almeno il 70% dei rivenditori nazionali. I video sono stati girati negli anni 90 dagli attivisti dell'associazione Caretta Caretta, obbligata a chiudere i battenti dopo le decine di minacce ed intimidazioni ricevute.







Attualmente la situazione è purtroppo questa: oltre alla diossina, è stata palesata dagli ambientalisti di Peacelink la possibilità che a Taranto, come e più rispetto a Gela, le industrie ed in particolare l'ILVA scarichino nell'ambiente pericolosi veleni e metalli pesanti (arsenico, piombo, mercurio) in grandi quantità, e che questi siano anzi già entrati nella catena alimentare con grave rischio per la salute umana.
Per quanto riguarda il controllo della diossina, è inutile dire che sono stati già riscontrati gravi ritardi nell'applicazione della legge regionale del 2008.
Insomma, la guerra tra chi non vuole morire di fame e chi non vuole morire di tumore è destinata a durare. Per ora a rimetterci sono entrambe le categorie, con l'inquinamento che soprattutto d'estate raggiunge livelli visibili ed insopportabili. Speriamo bene.

Giovanni Semeraro

1 commento:

  1. ....sperare bene......ma possiamo solo sperare??? o sarebbe meglio combattere, combattere contro l'ignoranza dilagante, combattere contro chi vuole che l'ignoranza la faccia da padrona in ogni strato sociale della cittadinanza tarantina e pugliese, combattere contro la totale assenza di senso civico e contro l'indifferenza......TARANTINI FATE VEDERE CHE SIETE SPARTANI!!!!!!! COMBATTIAMO X I NOSTRI DIRITTI

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