venerdì 18 dicembre 2009

Il grande bluff, quando la marmellata di ciliegie macchia il viso di Berlusconi, ma non la camicia.

Devo dire la verità: un po’ ho esultato, domenica sera, quando un amico mi ha comunicato che qualcuno aveva spaccato la faccia a Berlusconi. Avevamo bicchieri di vino in mano. Abbiamo brindato, alla sua faccia.

Dopo solo cinque minuti, avevo già dimenticato tutto. Mi era passata la tensione, l’eccitazione dell’attentato. Sono tornato a suonare e cantare con i miei amici. Non ne abbiamo neanche parlato più. Forse, inconsciamente, stavo già sviluppando l’ipotesi del falso. Ed il fatto, in quanto falso, non mi stimolava già più.
Oggi ne sono quasi sicuro: l’aggressione a Berlusconi da parte di un certo Tartaglia è un gigantesco bluff. Non è una notizia. E’ una mia opinione. E’ però anche l’opinione di tanti..

http://radiofrance-blogs.com/eric-valmir/

http://metilparaben.blogspot.com/2009/12/berlusconi-aggredito-qualcuno-dice-che.html

http://civati.splinder.com/post/21894242#21894242

http://www.youtube.com/watch?v=wUhVUBuj5RI&feature=related

http://aceontheriver.splinder.com/post/21879844/L%27aggressione+a+Berlusconi+%C3%A8

http://eretici.blogspot.com/2009/12/berlusconi-aggressione-vera-o-tutta-una.html

Tralascerò l’analisi di molte osservazioni fatte dai diversi blogger che ho postato qui su, invitandovi a leggervele tutte con calma, per soffermarmi solo su un punto e su una foto (tratta da Repubblica:

Adesso non so se a qualcuno di voi è mai capitato di vedere qualcuno a cui è stato rotto il naso, a cui sono stati spaccati i denti, a cui è stato sfregiato, ammaccato il volto. Non so se è capitato a voi stessi di farvi male e di perdere sangue. A me si. E posso dire che in nessuno di questi casi ho avuto l’impressione che anziché sangue dalle ferite fuoriuscisse marmellata di ciliegie. Quella stessa marmellata rossa e densa che invece sembra materializzarsi per magia sul viso di Berlusconi una volta entrato in macchina. Io so solo che quando nel naso si rompe anche solo una venuzza il sangue COLA, COLA, COLA. In un flusso che almeno per 5 minuti non si può arrestare. Bisogna piegare la testa indietro, mettere i fazzoletti nelle narici, pregare i santi. E bisogna soprattutto rassegnarsi ad imbrattarsi bocca, mento, mani, giacca, camicia. Inoltre, anche i tagli sulle labbra e sul viso sono noti per essere vere fontanelle di sangue che non si coagula così velocemente. Niente di tutto ciò succede a Berlusconi, che nonostante si dice abbia il naso rotto non perde neanche una goccia di sangue dalle narici, e che ha sul viso, dopo un minuto dall’aggressione, il sangue ben coagulato in inverosimili goccioloni che sembrano spruzzati alla rinfusa sul suo viso. La tesi dello spruzzo è avvalorata dal fotogramma pubblicato più in alto (la cui attendibilità ci viene dal fatto che è stata pubblicata su un giornale dell'importanza di Repubblica) che mostra una mano con un aggeggio metallico rivolto proprio verso il viso di Berlusconi sporco di sangue. Fossi un bambino di 5 anni, mi giocherei l'album delle figurine che si tratta di uno spruzzatore di sangue professionale di quelli che utilizzano nelle soap di canale 5.

Io spero sinceramente che la mia paura venga presto sfatata, ma nello stesso tempo devo dire che credo profondamente nella possibilità che un personaggio come Berlusconi, con lo staff ed i mezzi che ha a disposizione, ha di organizzare una messa in scena del genere. Come qualcuno dice, c’è troppa gente lì intorno, e se la montatura c’è, prima o poi verrà fuori. Prima o poi qualcuno parlerà. Spero prima, e non tra qualche anno, quando magari potremmo perfino riderci su.

Giovanni Semeraro


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mercoledì 16 dicembre 2009

Non parliamo di Berlusconi.

Son passati tre giorni dallo sfortunato evento che ha colpito (è il caso di dirlo) il Presidente del Consiglio e fare il punto sulle questioni dimenticate è importante.
Procediamo per elenco (U.Eco ci ha scritto un libro su "La Vertigine della lista")

-Questione Alitalia. Ve la ricordate? E' quella compagnia che qualche mese fa era in fallimento, quella compagnia che ha licenziato piu di 17000 persone. Quella che ha fatto lo spot con Raul Bova vinto (senza gara) da un'agenzia di comunicazione chissà in che modo...
Bene, com'è finita la questione? I Tg non ne parlano più eppure non si parlava d'altro: "se non lo vedo non esiste".
Non va bene!, uomini e donne hanno subito una grossa ingiustizia ma noi ci occupiamo solo del pezzo (d)uomo.
Torniamo ad occuparci di noi e come dice uno slogan dei manifestanti Alitalia "oggi a noi domani a voi".
E infatti...

- Licenziamenti da Fiat,
- Licenziamenti da Poste Italiane
- Licenziamenti (anche se la Gelmini non vuole chiamarli cosi) nelle scuole: ci sono insegnati, supplenti costretti al lavoro in nero dentro le proprie case: dare ripetizioni per dare continuità agli studenti che vedono ogni anno (o sei mesi) cambiare il proprio insegnante.
...per non parlare delle università.
- Ferrovie dello Stato che pur di non rimborsare i biglietti per i ritardi alza i livelli di orario-rimborso (oltre i 60 minuti... senza distinzione per l'alta velocità)
- Bankitalia che afferma che le famiglie italiane sono sempre più povere
- I beni confiscati alle mafie, il Governo ha deciso che torneranno alle mafie.

e questo solo per assaggio...

Tutto questo lo subiremo noi, ragazzi e ragazze della "nuova generazione", 25-30-35 anni.
Dimentichiamo troppo spesso che i leader oggi presenti hanno in media 60 anni (alcuni piu di 70) e presto andranno via lasciandoci in eredità un'Italia monca, malmessa, in coma irreversibile.
Non possiamo far finta di nulla, non possiamo far finta che "è colpa loro". Ci siamo noi e ci sono loro, e noi siamo quelli che votano loro.

Pensiamoci.

A.Semeraro

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venerdì 4 dicembre 2009

La Francia e l'Identità nazionale

E' curioso notare come coloro che si interrogano più spesso sulla propria identità nazionale/locale siano quelli che l'hanno già persa da un pezzo, dai "padani" di Bossi agli austriaci di Haider. In Francia il dibattito in questo periodo è apertissimo, e, come sempre, a venir fuori è sempre il peggio. Anche se, come sempre, dal peggio qualche cosa di vero la si può tirar fuori.

Sul sito del ministero dell'immigrazione francese è comparso da qualche giorno questo blog, che mira a raccogliere i pareri dei francesi su cosa significhi per loro "essere francesi", ed oggi "Le Monde" pubblica alcuni dei post più scottanti. Tra cui:

"La Francia è divenuta una colonia africana in modo irrimediabile"

"In passato la Francia aveva delle colonie, ora è colonizzata"

"Nessun francese ha chiesto di essere invaso di stranieri"

"Essere francesi significa essere nati in Francia, da genitori francesi anch'essi nati in Francia".

"Come si può definirsi francesi e volersi far seppellire nel proprio paese d'origine?"

Insomma, opinioni un po' dure, ma che per chi ha vissuto per un po' nella zona parigina o in città come Marsiglia possono contenere dei nuclei di verità.

E' vero, per esempio, che alcune città della periferia Parigina sono ormai diventate delle vere "colonie" africane, con tanto di sub-identità nazionale, nel senso che si ritrovano immigrati provenienti dallo stesso paese d'origine, che vanno a formare una sorta di nazione nella nazione. In zone come queste, è facile che il razzismo sia "al contrario". Un bianco diventa praticamente invisibile o malvisto agli occhi della comunità. Se una ragazza bianca si mette con un "black", la famiglia di lui la prende come un offesa, avendo già promesso in tenera età il proprio pargolo ad una donna proveniente dallo stesso villaggio d'origine, e spesso residente ancora in Africa. Ho constatato con mano come l'integrazione sia davvero molto lontana dal compiersi, e si riduca spesso al solo diritto di scolarizzazione e di riscossione di (abbondanti) aiuti statali per disoccupati e indigenti.

Ciò che non sopportano i francesi, insomma, è a mio parere che molti immigrati chiedano di diventare francesi solo per aver diritto ad aiuti statali, svolgendo invece una vita pubblica e privata che di francese ha ben poco, essendo ancora saldamente legata ad usi, costumi, religione propri dei loro paesi d'origine. E che spessissimo sono in netto contrasto con lo spirito di laicità, libertà e uguaglianza tanto cari da sempre (o meglio, dalla rivoluzione in poi) ai francesi.

E' vero anche però, che se i francesi oggi possono sentirsi liberi o moderni, è anche grazie alle enormi ricchezze ereditate da una lunghissima storia coloniale terminata solo da pochi anni. E grazie anche ai milioni di lavoratori stranieri (tra cui italiani, portoghesi, magrebini, africani) che a partire da fine '800 la Francia l'hanno costruita, letteralmente, fisicamente, artisticamente, arricchendola con le loro mille culture, le loro mille tradizioni, le loro mille idee.

Detto questo, la mia non vuol'essere una critica verso un'immigrazione che non sa adattarsi allo spirito ed ai valori francesi del ventunesimo secolo. Trovo invece assurdo cercare, alle soglie del 2010, uno spirito di "identità nazionale" che fa parte a mio parere ormai di una vecchia concezione di stato, di nazione. Soprattutto per un paese, come la Francia, che da tempo ha accettato una visione ed un'organizzazione di vita cosmopolita, metropolitana, moderna.

In Italia, siamo messi forse anche peggio, visto che molti di noi italiani stiamo rivendicando delle micro-identità regionali, che ci allontanano ancora di più da una concezione del mondo come apertura, come movimento di uomini e di idee.

Giovanni Semeraro


mercoledì 2 dicembre 2009

Non ho i soldi del biglietto

Voglio riportare una lettera scritta su L'Unità oggi di Francesca Fornario.
Credo sia il riassunto perfetto di tutto quel che è successo nel mese di Novembre e non ha bisogno di altre parole.


"Figlio mio, hai finito l’università, sei stato bravo, per questo ti parlo con amarezza.
Non andare all’estero.
Resta in Italia, dove ci sono così tanti nuovi filoni d’inchiesta che Alfano ha dovuto rivedere le stime del Processo Breve: bloccherà il 9 per cento dei processi, perché l’uno per cento non era abbastanza per mettere al riparo Berlusconi. Resta qui dove la Lega vuole mettere la croce sul tricolore, tranne Bossi che preferisce mettere il tricolore sulla croce. Resta qui dove i tg omettono
la notizia dei pentiti che inguaiano Berlusconi perché il Governo ha approvato il «Telegiornale Breve» (ora dura appena due conati di vomito). Resta in Italia dove per fare carriera devi vincere il concorso esterno in associazione mafiosa. Dove chi ci governa pensa solo a salvare Berlusconi dai processi (Bonaiuti non esce più la sera perché sta lavorando a unapozione per renderloinvisibile). Resta in Italia, dove Berlusconi affronta i problemi negandone l’esistenza:
«La crisi? Non c’è! La Mafia? Non c’è! La spaccatura nella maggioranza? Non c’è!» e teme gli avvisi di garanzia:
«Toc-toc! Houn avviso di garanzia per il signor Berlusconi», e lui: «Berlusconi? Non c’è!».
Resta qui, dove Berlusconi vuole strozzare chi ha scritto La Piovra perché non ci sono abbastanza
ruoli femminili. Resta con Berlusconi, che per fondare Forza Italia ha chiesto aiuto agli imprenditori sotto forma di spot a Mediaset e a D’Alema sotto forma di opposizione. Resta qui, con Livia Turco che spiega chenonandrà in piazza perché Berlusconi vuole trasformare tutto in un referendum contro di lui (furbo: conta sul fatto che con il Pd non si raggiunge mai il quorum).
Resta qui con Rosi Bindi che dice che se non fosse presidente del Pd andrebbe al No-B-Day. Mi piace Rosi Bindi. Se non fosse presidente del Pd la voterei. Resta qui dove c’è una tale crisi che gli unici che hanno lavoro sono gli avvocati di Berlusconi.
Figlio mio, so già che midirai: «Voglio andare all’estero», ma io ti dico resta: non ho i soldi del biglietto."