L'ultimo suo editoriale è qualcosa di peggio che un cinegiornale di regime. E' la cronaca rivista e corretta da menti sopraffine ad uso e consumo di un popolino da cenette in famiglia che assorbe, assorbe, e digerisce insieme alla zuppa calda le tiepide frasette ben agghindate e mal biascicate da un omino magrolino che al posto della testa sembra avere un culetto tondo tondo di bambino. Per questo se vogliamo più credibile, meno insopportabile agli occhi della casalinga di Voghera che un Santoro spettinato e mal sbarbato, grosso e dal faccione sempre un po' corrucciato, sempre incazzato.
Il senso di impotenza che ho provato nel guardare quest'ultimo triste filmato, piccolo spaccato di vita quotidiana vissuto nel mio paese, dalla mia mamma intenta a preparare la focaccia, dai miei nonni seduti l'uno difronte all'altro a giocare a scopa con la televisione accesa, è indescrivibile. Da lontano poi (vivo in Francia) è ancora più deprimente. Davvero ho avuto la sensazione - che è la stessa credo che possono avere degli emigrati portoricani negli Stati Uniti - di provenire da un paese piccolo piccolo, retrogrado, povero, ignorante, gretto, in cui un signor nessuno può permettersi la sera di comparire in televisione e di dire "convincetevene, è come dico io. E basta". Il peggio che poteva capitare a noi italiani, come a tutti i poveracci di questo mondo, è di amare alla follia la nostra gente ed il nostro paese, arrivando ad abbassarsi ed accettare certi soprusi in nome di una convivenza tranquilla, pacata, come dire...civile (anche se ho dei dubbi sull'utilizzo di questo termine riguardo all'Italia ed agli italiani). E', purtroppo, anche quello che capita a me, che nonostante tutto non riesco a detestare il mio paese e che cerco di riconquistarlo al più presto. Ma qualcosa bisogna fare. Qualcosa che non siano solo intenzioni e parole...