martedì 10 novembre 2009

Informazione per menti semplici... ovvero: per una nuova e assurda propaganda

Per molti versi ci siamo già piombati in una nuova dittatura. Ormai parlare di triste presagio, di oscura possibilità, di timori, è inutile. Ci siamo ricaduti e ci troviamo nel bel mezzo di una nuova, meschina, orrenda dittatura, fatta di proclama, di richiami all'ordine, di mangiacarte, di azzeccagarbugli. Di una propaganda che solo agli occhi dei proni al regime appare come informazione, e che solo ai - purtroppo troppo pochi - liberi pensatori appare come assolutamente ridicola, bizzarra, grottesca, come bizzarri e grotteschi appaiono i personaggi che se ne fanno portavoce. E come non pensare immediatamente a colui che maggiormente si è esposto a questo pericoloso gioco di regime, gioco che prevede una mente nascosta nei suoi palazzi a scrivere discorsi che poi saranno letti da un capo pelato e chino in prima serata televisiva. Come non pensare al povero Minzolini, che di certo sarà ricordato come il peggior direttore, giornalista e uomo che la storia e la preistoria d'Italia abbiano mai avuto.



L'ultimo suo editoriale è qualcosa di peggio che un cinegiornale di regime. E' la cronaca rivista e corretta da menti sopraffine ad uso e consumo di un popolino da cenette in famiglia che assorbe, assorbe, e digerisce insieme alla zuppa calda le tiepide frasette ben agghindate e mal biascicate da un omino magrolino che al posto della testa sembra avere un culetto tondo tondo di bambino. Per questo se vogliamo più credibile, meno insopportabile agli occhi della casalinga di Voghera che un Santoro spettinato e mal sbarbato, grosso e dal faccione sempre un po' corrucciato, sempre incazzato.
Il senso di impotenza che ho provato nel guardare quest'ultimo triste filmato, piccolo spaccato di vita quotidiana vissuto nel mio paese, dalla mia mamma intenta a preparare la focaccia, dai miei nonni seduti l'uno difronte all'altro a giocare a scopa con la televisione accesa, è indescrivibile. Da lontano poi (vivo in Francia) è ancora più deprimente. Davvero ho avuto la sensazione - che è la stessa credo che possono avere degli emigrati portoricani negli Stati Uniti - di provenire da un paese piccolo piccolo, retrogrado, povero, ignorante, gretto, in cui un signor nessuno può permettersi la sera di comparire in televisione e di dire "convincetevene, è come dico io. E basta". Il peggio che poteva capitare a noi italiani, come a tutti i poveracci di questo mondo, è di amare alla follia la nostra gente ed il nostro paese, arrivando ad abbassarsi ed accettare certi soprusi in nome di una convivenza tranquilla, pacata, come dire...civile (anche se ho dei dubbi sull'utilizzo di questo termine riguardo all'Italia ed agli italiani). E', purtroppo, anche quello che capita a me, che nonostante tutto non riesco a detestare il mio paese e che cerco di riconquistarlo al più presto. Ma qualcosa bisogna fare. Qualcosa che non siano solo intenzioni e parole...

Cronaca tragicomica della quasi-fine di un sogno...


I giornali francesi riportano la notizia del ritrovamento di gran parte del bottino rubato (insieme a tutto il furgone portavalori) nei giorni scorsi nei pressi di Lyon. Si suppone che il ladro sia il conducente stesso (supposizione tutta da verificare) del furgone portavalori, dato che è stato lui ad aver mollato i suoi due colleghi in mezzo alla strada fuggendo col furgone carico di più di 11 milioni di euro.
Sfortunatamente, il ladro è un francese e non un napoetano, ed invece di inviare il bottino chissà dove e chissà con quali mezzi, ha affittato un box sotto falso nome (almeno questo!) a pochi metri dal luogo del furto, ci ha lasciato 10 milioni, e poi è scappato, facendo trovare il furgone vuoto più o meno a 10 metri dal box, diciamo sulla rampa del garage.
Gli astuti poliziotti francesi ci hanno messo solo due o tre giorni per ritrovare il bottino!
La sua compagna - naturalmente scaricata a dovere a causa probabilmente dei progetti brasiliani di "Tony l'escamouteur" (Tony l'illusionista) - dice che non riesce a crederci che abbia fatto questo un uomo che non fumava e non beveva.

Ora è ricercato per furto, con l'aggravante della premeditazione, visto che prima di rubare aveva effettivamente pensato di rubare, e visto che il furto lo aveva davvero organizzato. Pensate che all'arrivo della polizia a casa sua ha trovato l'appartamento vuoto! Lui, stranamente non c'era, ed oltre alle sedie ed alle tende, s'era portato via anche le tre o quattro scatolette di paté che, da buon francese, sicuramente aveva nel frigo.

La natura ci sta chiedendo il conto

Il terremoto, le frane in calabria ed in sicilia, gli allagamenti di questi giorni:
la natura ci sta chiedendo il conto.

mercoledì 4 novembre 2009

L'Italia e l'incredibile paura del comunismo


In Italia si grida (ormai da anni) al comunismo con terrore, come se gli italiani lo conoscessero. Come se l'avessero davvero subito. Come se fosse stato esso, invece del fascismo, a trascinarci tutti in un abisso della civiltà. Come se esso non fosse, in definitiva, semplicemente il sogno dell'uguaglianza tra gli uomini, della buona vita per tutti, di ...un uomo nuovo, libero, pensante. Quanta ignoranza, e quanta ipocrisia. Si grida “comunista!” come per insultare. Anzi: con l’intento esplicito di insultare, di additare come sovversivo, diverso, attaccabrighe, ribelle, rivoluzionario. Ma quali qualità ci sono nell’uomo veramente libero se non la ribellione, la diversità, la voglia di cambiamento, d’innovazione, appunto: di libertà. E’, in definitiva, come voler insultare qualcuno gridandogli addosso: uomo libero! Vergognati! Pensatore! Altruista! Tutti insulti, per l’Italia del 2009, in cui tutti sognano d’essere dei piccoli Berlsuconi...o almeno suoi piccoli insignificanti accoliti. E lasciamo perdere tutte le baggianate che si continuano a dire, prendendo come esempi di comunismo alcune realtà non certo felici in cui si è tentato di applicarlo, di metterlo in pratica, naturalmente senza successo. Il comunismo non esiste in pratica. E’ impensabile metterlo in pratica. Un ideale perde molto del suo valore e della sua purezza, se a metterlo in pratica sono gli uomini. Ed impensabile praticarlo soprattutto per uno stato come l’Italia, bigotto, campanilista, secessionista, camorrista. Il comunismo è un’utopia. Una meravigliosa utopia. Non si può insultare un utopia, che in fondo è un sogno. Non si può insultare un sogno. Non si può tirare giù, sul piano del reale, insabbiandolo, un sogno. Io sono comunista, in quanto sogno l’uguaglianza tra gli uomini, essendo pienamente cosciente dell’impossibilità di metterla in pratica. Può forse qualcuno insultarmi per questo? E’ più cristiano il mio comunismo che marxista, è più spirituale che economico, è più poetico che pratico:

« Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. »

(Atti degli Apostoli, 2,44-47)


E’ più vicino a questo, il mio ideale di comunismo...

Come si fa a svilire, ad insultare un ideale che si limita a reclamare tutto il bene del mondo per tutta l’umanità, senza alcuna distinzione, di alcun tipo? Insultare il comunismo significa insultare ed incutere il timore di qualcosa che nessuno conosce. E che fa paura, proprio in quanto sconosciuta. Perché nei sussidiari si studiano soltanto i crimini del comunismo? E non gli ideali che ne sono alla base, e che sono, bisogna ammetterlo, ben diversi dagli quelli di emarginazione, repulsione, repressione caratteristici di quasi tutte le dottrine destrorse degli ultimi secoli.

Chiamatemi comunista, e vi risponderò: sì, lo ammetto, sono libero. Tu chi sei?



Giovanni Semeraro