lunedì 19 ottobre 2009

Brunetta sta con Mesiano, ma nessuno sta con lui


E' da qualche giorno ormai che il ministro Brunetta sembra rincorrere cronisti e giornalisti per rivendicare - senza che nessuno tra l'altro glielo abbia espressamente chiesto - il fatto (per lui obiettivamente un grande pregio) di essere "dalla parte di Mesiano". Sì, che noi ci crediamo o no, Brunetta prende le distanze dalla TV del Boss e si schiera dalla parte del povero giudice la cui vita privata è stata ultimamente calpestata da una squallida puntata di Mattino 5 che resterà negli annali della disinformazione italiana. Salvo poi mettere le mani avanti, ed aggiungere che «Io non ne ho ricevuta quando mi è successa la stessa cosa, con l'unica colpa di aver acquistato case con il mutuo».
Ora, ammesso che possa essere equiparata la pubblicazione di una foto della casa di Brunetta al pedinamento video, durante due giornate, di un funzionario dello stato nella sua vita privata, io mi chiedo che bisogno aveva Brunetta di rivendicare il "torto ricevuto" proprio mentre compiva l'onorevole (ed inconsueto per un personaggio come lui) gesto di mostrarsi solidale al giudice che ha condannato Berlusconi? Il fatto è che, oltre all'inevitabile caduta di stile (è troppo facile offrire la propria solidarietà pubblica a qualcuno, sfruttando il guadagno d'immagine per rivendicare i presupposti torti subiti), ci troviamo qui di fronte ad un tentativo, alquanto ingenuo, alquanto maldestro, di paragonare l'indecente servizio di Mattino 5 - che tenta attraverso un mix di immagini ed audio di rappresentare come "anormale" e "stravagante" il normalissimo train de vie del giudice che ha condannato, a nome del popolo italiano, Berlusconi - ad un'inchiesta dell'Espresso mirata a smascherare alcuni "abusi"
ai danni dello stato perpetrati dal ministro Brunetta per puri fini personali.
Se, per quanto riguarda il giudice Misiano, non è riscontrabile nell'anonimo servizio di Mattino 5 alcun tentativo di inchiesta, alcuna ipotesi valida a delegittimare il lavoro del giudice, che ha come unico torto quello di aver agito, per nome della legge ed in favore del popolo italiano, contro Berlusconi, notiamo come invece l'inchiesta dell'espresso indichi date, luoghi, nomi, cognomi, riproduca testimonianze, mappe, documenti originali, il tutto col fine di dimostrare che il ministro ha approfittato della sua influenza e del potere conferitogli dalla propria carica, per chiudere alcuni grandi affari che sarebbero stati impossibili da compiere per un cittadino qualunque, seppur "agiato" economicamente.
Emblematico è il caso della casa a Roma, acquistata dall'Inpdai ad un quinto del suo valore. O quello della lussuosa villa in costiera amalfitana, acquistata come rudere con terreno a 65.000€, quando ogni altro rudere dello stesso tipo in quella zona panoramica di euro ne costava almeno 400.000. E che dire delle parole della vecchia proprietaria di quel rudere, che dice all'Espresso che non avrebbe mai venduto la sua casa se il comune si fosse deciso, prima dell'arrivo di Brunetta, a farle passare vicino una strada? Strada che è stata iniziata dal comune subito dopo l'arrivo del ministro in costiera?
Insomma, un paragone insostenibile, da parte del ministro che chiede solidarietà ma che non perde occasione per sparare a zero contro le più disparate categorie di lavoratori italiani, dagli artisti, alle élite di sinistra, agli impiegati, e per di più malati.
Ancora un'occasione persa da parte di Brunetta, per dimostrarci il suo impegno in favore dell'efficienza e della giustizia. A noi sarebbe bastato un silenzio.


Giovanni Semeraro

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