mercoledì 15 luglio 2009

Un mostro alla deriva

Strano ma vero.
Ogni qual volta arriva una ventata d’aria fresca nel putrido panorama politico della sinistra italiana, le batterie contraeree del PD si mettono in azione, sparando a zero sull’intruso, come stupidi linfociti impazziti impegnati a produrre anticorpi contro le cellule buone.

Dopo pochi minuti dall’uscita della notizia della candidatura di Beppe Grillo alle primarie del PD in Ottobre, i vertici del partito hanno sentito immediatamente il dovere di fugare ogni dubbio su una simile eventualità.
La macchina sinistroide, assopita, sbuffante, malandata al punto tale da richiedere una totale demolizione nella speranza di un benefico riciclaggio, si risveglia improvvisamente da uno stato di catalessi cronica, rimette in moto i suoi ingranaggi arrugginiti, per sparare a zero sull’alleato scomodo.
Un fuoco amico volontario e consapevole, che rende l’operazione ancora più meschina se vista alla luce dell’inconsistenza del PD nello svolgere il proprio ruolo di oppositore faccia alle ultime controverse decisioni adottate dal governo, e nell’ iperattività mostrata invece nel trattare questioni di ordine interno, soprattutto se si tratta di poltrone.

Mentre tutto l’elettorato di sinistra si chiedeva che fine avessero fatto i propri supereroi mentre alla camera passavano con una certa nonchalance le leggi sul nucleare, Grillo stilava già il suo programma politico, nel quale sono facilmente rintracciabili tutti gli argomenti che una sinistra sana dovrebbe di natura condividere, promuovere, difendere con forza e non “blandamente” come invece vorrebbe Fassino.
Commovente la sua apparizione in un video su Repubblica TV: Fassino compie un’attenta analisi politica della situazione del suo partito, il PD, descrivendolo come una coalizione creata appositamente per inglobare diverse correnti di sinistra che condividono gli stessi obiettivi, pur adottando linee di pensiero spesso differenti.
Subito dopo l’ospite di Repubblica passa ad un minuzioso auto elogio dialettico, stilando un dettagliato elenco dei neologismi da lui creati nell’arco della sua grande carriera politica, fra i quali ne spicca uno in particolare : bipolarismo mite. Interessante notare il significato che Fassino attribuisce al nuovo termine da lui personalmente coniato: si tratterebbe di un bipolarismo blando, in cui le due fazioni politiche hanno posizioni diverse certo, ma in cui l’uno non consideri l’altro un delinquente da criminalizzare, bensì un semplice avversario politico da contrastare.

Una partita a dama fra signori dunque, piuttosto che una guerra.
Una parlottare sottovoce, per non disturbare il vicino, piuttosto che una chiara discussione che raggiunga i toni che si merita, nella quale le parti sappiano confrontarsi civilmente ma anche urlare per farsi ascoltare, a squarciagola se necessario, a costo di rompersi le corde vocali.

Con queste dichiarazioni Fassino compie un'operazione tanto ambigua quanto spudorata senza mostrare alcun imbarazzo, dando a tratti l’impressione di essere quasi un infiltrato al soldo di Berlusconi mandato nella sinistra con il compito di orientare le scelte del partito verso posizioni diciamo pure “più vicine al regime” in perfetta linea con le scelte del Presidente della Repubblica Napolitano, tanto per fare un esempio.
Dall’analisi delle sue dichiarazioni si possono dedurre alcune conclusioni interessanti, se riferite ad un uomo di sinistra:

Fassino, pur ammettendo che il PD nasce come una coalizione democratica di sinistra in cui molteplici linee di pensiero condividono gli stessi scopi, chiude nettamente la porta in faccia a Beppe Grillo, definendolo con una sottile vena di disprezzo “un semplice comico” e non ritenendo dunque opportuno valutarlo sul suo stesso livello, quello politico. Fassino si contraddice in modo palese, negando fermamente l’ingresso ad una linea di pensiero differente dalle altre presenti nel partito ma votata pur sempre al conseguimento degli stessi obiettivi, quelli di una sinistra degna di questo nome con un serio e dettagliato programma politico da proporre.

Fassino fa il gioco della destra, ripulendo consapevolmente o inconsapevolmente ma con una finezza dialettica apprezzabile l’immagine del presidente Berlusconi con l’aiuto, appunto, del termine bipolarismo blando, auspicando con esso un battaglia combattuta sul solo campo politico in cui l’antagonista sia considerato come un legittimo avversario politico piuttosto che un delinquente da criminalizzare. Risulta chiaro a tutti che si tratta di un’operazione impossibile quanto autodistruttiva.
L’avversario politico in questione è infatti un delinquente da criminalizzare, che per giunta non ha mai mostrato la tendenza a combattere esclusivamente sul campo politico, essendo i suoi interessi di tutt’altro ordine.

Insomma, risulta chiaro come il PD sia ormai un mostro alla deriva, una balena ferita nelle mani dei bracconieri, una “COSA” –per usare una felice intuizione di Saramago riferita a Berlusconi – senza spina dorsale, che striscia avidamente fra gli avanzi del nemico.
Ammutoliti dalla paura di sbagliare, maldestri ad ogni tentativo di farsi ascoltare, miti contro il proprio nemico e spietati verso coloro che potrebbero risollevarne le sorti, i grandi del partito raccolgono stoicamente le proprie forze per restare in piedi diritti di fronte ai propri elettori – a loro volta sempre più increduli e spaesati – fino al giorno in cui vedremo rovinarli penosamente al suolo, stremati dall'immane sforzo.

Francesco Semeraro


Nessun commento:

Posta un commento