venerdì 4 dicembre 2009

La Francia e l'Identità nazionale

E' curioso notare come coloro che si interrogano più spesso sulla propria identità nazionale/locale siano quelli che l'hanno già persa da un pezzo, dai "padani" di Bossi agli austriaci di Haider. In Francia il dibattito in questo periodo è apertissimo, e, come sempre, a venir fuori è sempre il peggio. Anche se, come sempre, dal peggio qualche cosa di vero la si può tirar fuori.

Sul sito del ministero dell'immigrazione francese è comparso da qualche giorno questo blog, che mira a raccogliere i pareri dei francesi su cosa significhi per loro "essere francesi", ed oggi "Le Monde" pubblica alcuni dei post più scottanti. Tra cui:

"La Francia è divenuta una colonia africana in modo irrimediabile"

"In passato la Francia aveva delle colonie, ora è colonizzata"

"Nessun francese ha chiesto di essere invaso di stranieri"

"Essere francesi significa essere nati in Francia, da genitori francesi anch'essi nati in Francia".

"Come si può definirsi francesi e volersi far seppellire nel proprio paese d'origine?"

Insomma, opinioni un po' dure, ma che per chi ha vissuto per un po' nella zona parigina o in città come Marsiglia possono contenere dei nuclei di verità.

E' vero, per esempio, che alcune città della periferia Parigina sono ormai diventate delle vere "colonie" africane, con tanto di sub-identità nazionale, nel senso che si ritrovano immigrati provenienti dallo stesso paese d'origine, che vanno a formare una sorta di nazione nella nazione. In zone come queste, è facile che il razzismo sia "al contrario". Un bianco diventa praticamente invisibile o malvisto agli occhi della comunità. Se una ragazza bianca si mette con un "black", la famiglia di lui la prende come un offesa, avendo già promesso in tenera età il proprio pargolo ad una donna proveniente dallo stesso villaggio d'origine, e spesso residente ancora in Africa. Ho constatato con mano come l'integrazione sia davvero molto lontana dal compiersi, e si riduca spesso al solo diritto di scolarizzazione e di riscossione di (abbondanti) aiuti statali per disoccupati e indigenti.

Ciò che non sopportano i francesi, insomma, è a mio parere che molti immigrati chiedano di diventare francesi solo per aver diritto ad aiuti statali, svolgendo invece una vita pubblica e privata che di francese ha ben poco, essendo ancora saldamente legata ad usi, costumi, religione propri dei loro paesi d'origine. E che spessissimo sono in netto contrasto con lo spirito di laicità, libertà e uguaglianza tanto cari da sempre (o meglio, dalla rivoluzione in poi) ai francesi.

E' vero anche però, che se i francesi oggi possono sentirsi liberi o moderni, è anche grazie alle enormi ricchezze ereditate da una lunghissima storia coloniale terminata solo da pochi anni. E grazie anche ai milioni di lavoratori stranieri (tra cui italiani, portoghesi, magrebini, africani) che a partire da fine '800 la Francia l'hanno costruita, letteralmente, fisicamente, artisticamente, arricchendola con le loro mille culture, le loro mille tradizioni, le loro mille idee.

Detto questo, la mia non vuol'essere una critica verso un'immigrazione che non sa adattarsi allo spirito ed ai valori francesi del ventunesimo secolo. Trovo invece assurdo cercare, alle soglie del 2010, uno spirito di "identità nazionale" che fa parte a mio parere ormai di una vecchia concezione di stato, di nazione. Soprattutto per un paese, come la Francia, che da tempo ha accettato una visione ed un'organizzazione di vita cosmopolita, metropolitana, moderna.

In Italia, siamo messi forse anche peggio, visto che molti di noi italiani stiamo rivendicando delle micro-identità regionali, che ci allontanano ancora di più da una concezione del mondo come apertura, come movimento di uomini e di idee.

Giovanni Semeraro


1 commento:

  1. Concordo su tutto!
    le identità nazionali andranno a scomparire... noi non ci saremo probabilmente quando accadrà. ma è l'unica via che il destino del pianeta ci riserva. saranno anni duri. ma l'ineluttabilità del processo è induscutibile!

    Ciao Giovanni!

    marco

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